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Una donna “urla” la sua indipendenza

Cominciamo proprio da lei, la grande Mina che con le sue “mille bolle blu”, creerà per la prima volta sul palco di Sanremo, una frizzante atmosfera seducente mai vista prima. Lei, con addosso un abito sul filo del delirio, un colletto ricoperto da bolle blu e il suo gioco di bocca “blll” accompagnato dal gesto delle dita, lancia definitivamente un messaggio di sfida. La sua canzone-manifesto è una dichiarazione di rottura, una provocazione che nemmeno la bocciatura della giuria di esperti potrà più fermare, perché ormai “non era Mina che trasgrediva: con oltranzistica felicità, con allegra trepidazione, con un pizzico di tremore, era la società italiana che andava alla ricerca delle proprie trasgressioni”. Non c’è più dubbio, Mina è una ragazza di oggi, certo un po’ troppo spregiudicata per quei tempi, ma quando canta lei il pubblico è incantato. In una famosissima intervista fatta dalla grande Oriana Fallaci, Mina si definisce: ”Io non sono una cantante, sono una che canta”. Nella stessa intervista, Gina Mazzini, la mamma di Mina afferma che: “La generazione di Mina non sa cos’è la paura. É nata durante la guerra, ma la guerra non l’ha proprio vista. Non ha mai sofferto la fame né imposizioni ridicole. Il mondo che conosce è un mondo che guarda al successo come misura di vita, nel quale il successo può arrivare dalla mattina alla sera. Mina è l’enigma di una nuova generazione divisa dalla precedente da un invalicabile abisso.” Mina è una rivoluzione tutta al femminile ed è una delle prime donne italiane ad aver lottato con forza e tenacia per raggiunge e soprattutto affermare la propria indipendenza. Perciò, in una società prettamente maschilista, la giovane Mina viene più volte attaccata dalla stampa, con la quale non ha mai avuto un buon rapporto. 

Caso più eclatante è la censura da parte della Rai che nel 1963 decide di cancellarla dagli schermi televisivi. La cantante infatti ha dato alla luce un bambino, Massimiliano, nato da una relazione con l’attore Corrado Pani senza però essere sposati. Mina è dunque una ragazza madre e l’Italia di allora non può accettare questa situazione. Ma lei continua e con la sua voce, alle volte schizzata nel twist o sussurrata nelle canzoni più romantiche, fa perdere la testa a uomini e donne. Un esempio è la sua voce, dolce e sensuale, che canta sulle inconfondibili note di Ennio Morricone in Se telefonando (1966), facendo cadere quei tabù sull’amore che qui è totale e senza inibizioni:

  Lo stupore della notte

spalancata sul mar

ci sorprese che eravamo sconosciuti

io e te.

Poi nel buio le tue mani

d’improvviso

sulle mie

  Sì, proprio così, “le tue mani d’improvviso”. In quell’avvio dei Sessanta, c’è una Mina che si innamora abbandonandosi alla fatalità della passione, con la determinazione di una donna che sa decidere per se stessa, sbattendo in faccia al “buonsenso” una scelta stordente, impensabile.

C’è un festival!

Gli anni Cinquanta innescano nel mondo un sentimento di rivincita e soprattutto di riconquista del tempo perso. L’Italia, così come tutto il resto del mondo, è profondamente sconvolta da una macchia d’odio e di violenza che ha colpito in maniera indelebile la nostra storia. Questa macchia senza eroi, che troppe volte ha distrutto quello che con fatica e sofferenza era stato creato, non è altro che la guerra, più precisamente La Seconda Guerra Mondiale. É il 7 maggio 1945 quando la Germania firma la resa senza condizioni, la vittoria degli Alleati è ormai sancita e il regime nazista abbattuto. La Seconda Guerra Mondiale innesca effetti storici che cambiano l’assetto del mondo finora conosciuto. Infatti porta al declino dell’Europa e all’affermazione sempre più duratura di due grandi blocchi che per lungo tempo sono stati rivali in supremazia bellica e tecnologica, stiamo parlando degli Usa e dell’Urss. Sono pochi gli avvenimenti storici che hanno avuto conseguenze così profonde e vaste da cambiare gli assetti internazionali e la vita dei singoli Paesi, innescando un cambiamento individuale e di massa. L’Italia è in cerca della propria stabilità e con forza e coraggio si risolleva, puntando a ricreare un clima di pace e serenità. È un decennio di grandi trasformazioni per la nostra società, il Paese che fino a qualche hanno prima era in ginocchio a causa della guerra, si lancia verso nuovi ed originali impulsi produttivi e creativi. È un momento di progresso e di ripresa e perciò cosa meglio di un Festival per celebrare la rinascita? É il 28 gennaio 1951 quando viene aperto il “Primo Festival della Canzone Italiana”. Il festival, conosciuto oggi come il Festival di Sanremo, nasce con lo scopo di celebrare e premiare la Canzone Italiana per eccellenza. Come vedremo, con il passar degli anni, questo obiettivo verrà mancato tante e tante volte, trasformando la celebrazione della canzone in un puro spettacolo di intrattenimento dove parole chiave come auditel, audience e apparenza sono riuscite a compromettere la qualità della canzone del Bel Paese. Ma questa è un’altra storia, infatti siamo ancora negli anni Cinquanta e la parola business non è ancora entrata nel vocabolario italiano. Si comincia perciò così, con un Festival che, piaccia o no, ha segnato il costume e la vita del nostro Paese. Regina indiscussa della prima edizione del Festival della Canzone Italiana è  Nilla Pizzi che conquista i primi due posti, portando al trionfo la canzone Grazie dei fior. A differenza di oggi, in passato era la canzone a vincere e proprio per questo un cantante poteva interpretare più di un brano. La Pizzi, più volte definita la “regina della musica italiana”, inizia la sua carriera nel 1937, all’età di 18 anni. Durante il fascismo viene allontanata dalla radio dato che la sua voce è considerata troppo sensuale. Torna ad esibirsi nel 1946 per poi legare indissolubilmente il suo nome a quello del Festival di Sanremo. Torniamo ora alla canzone vincitrice, mero esempio della canzone tradizionale italiana. Fin dal titolo ritroviamo i classici troncamenti in rima a fine parola (fior, ancor, far) così come il binomio cuor-amor, che rimandano a temi quali l’amore, l’addio e la nostalgia tipici della canzone italiana vecchia maniera che alcune volte si spingono verso limiti quasi melodrammatici. La Pizzi riconfermerà la sua capacità interpretativa con la vittoria del 1952 che le assegnerà i primi tre posti, consegnando alla musica italiana, brani che resteranno per sempre nella nostra memoria. Stiamo parlando di Vola colombaPapaveri e Papere e Una donna prega. Anche se la “colomba bianca” porta in becco la vittoria del patriottismo, è la seconda classificata a trionfare nel nostro mercato e nel mondo intero. Papaveri e Papere diventa un caso nazionale perché le vengono attribuiti messaggi politici. La canzone filastrocca recita così:

  Lo sai che i papaveri son alti, alti, alti,
e tu sei piccolina, e tu sei piccolina,
lo sai che i papaveri son alti, alti, alti,
sei nata paperina, che cosa ci vuoi far…

 Per molti la canzonetta non è altro che la testimonianza dell’arretratezza in cui si voleva intrappolare il popolo italiano, dove “il piccolino” non può elevarsi ai livelli dei “papaveri” dovendosi perciò accontentare del suo status sociale. Una lettura più approfondita vuole che la canzone sia ispirata ad un manifesto del Pci, dove gli alti papaveri rappresentano i democristiani falciati dal vento del comunismo e la “papera” è appunto il popolo oppresso, che non ha possibilità di riscatto dai “papaveri” che sono “alti,alti,alti”. Lo stesso autore Mario Panzeri afferma: “il testo di Papaveri e Papere mi è stato suggerito dalla prosopopea di certi personaggi politici. Credo che anche con una semplice canzonetta si possa fare della satira di costume.” Probabilmente l’autore non voleva caricare il testo di un tale valore politico, comunque sia, il dado è tratto e pochi anni dopo la canzone Papaveri e Papere verrà definita come “la prima canzone italiana di protesta”. É questo un grande passo avanti per la canzone nazionale che fin dai tempi del fascismo, trattava temi frivoli e disimpegnati che andavamo da melodrammi amorosi fino a temi popolari di “evasione” (Il valzer di Nonna Speranza, Cantate e Sorridete), tutto questo mentre negli Usa il jazz diventava sempre più “cool” in attesa della nascita del rock’n’roll e in Francia emergevano cantautori del calibro di Georges Brassens. Una cosa però è certa Papaveri e Papere diventa il primo grande successo sanremese internazionale. Non dovremo aspettare molti anni prima che un’altra grande canzone riesca a scuotere la musica italiana e farla letteralmente volare. Intanto siamo arrivati al 1954 e anche in Italia giunge la televisione che “fra gli anni Cinquanta e Sessanta, ha senza dubbio costituito un importante fattore di italianizzazione e un surrogato dell’educazione linguistica scolastica”. Inizia così il monopolio televisivo della Rai. Tuttavia, bisognerà aspettare l’anno seguente perché le telecamere arrivino al Festival. Sono questi gli anni della svolta per il nostro Paese; nel 1955 “nasce la “Seicento”, l’utilitaria della Fiat che insieme alle vendite rateali, dà inizio alla motorizzazione di massa e alla “modernizzazione” dei consumi.” Si afferma così il mito dell’auto per tutti, si fanno vacanze al mare e la Vespa, marchio di autenticità italiana, comincia a riscuotere grande successo, soprattutto tra i giovani, proprio perché ora sono loro i veri protagonisti. Il mondo va a tutto rock e anche in Italia “si balla intorno all’orologio” con Bill Haley e il suo unico Rock around the clockL’Italia conosce così uno straordinario “boom” economico ed accoglie con piacere uno strano negozio chiamato supermercato; si entra, si prende un carrello, si paga alla cassa e si esce con tante buste, nessuno se ne rende ancora conto ma è cominciata la globalizzazione.

doppiareicartoni

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Bisirri Adriana

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